Il maestro coreano sul podio nella ripresa dello spettacolo di Deborah Warner con cui la Scala inaugurò la Stagione 2014/2015
Dopo il Lungo percorso che lo ha portato ad affrontare con l’Orchestra del Teatro Alla Scala le sinfonie di Ludwig Van Beethoven, il Maestro Myung-Whun Chung dirige per la prima volta in versione scenica Fidelio. In scena al Teatro Alla Scala di Milano fino al 7 luglio.
Fidelio, capolavoro dalla genesi complessa
L’unica opera lirica composta dal musicista di Bonn torna nell’allestimento firmato da Deborah Warner per la regia che, sotto la bacchetta di Daniel Barenboim, inaugurò la stagione 2014/15. L’opera racconta di Leonore che, per salvare il marito condannato a morte si traveste da uomo, facendosi chiamare Fidelio e introducendosi nel carcere dove lui è rinchiuso. Ebbe una genesi complessa, e dopo il debutto del 1804 fu rivista dall’autore nel 1806 ed ancora nel 1814. La versione prescelta, come nel 2014, è l’ultima del 1814 con una differenza nella scelta dell’Ouverture, che anche in questo caso non sarà Fidelio ma Leonore n° 3, mentre Barenboim preferì la Leonore n° 2.
Nella parte di Leonore si alternano Ricarda Merbeth, già splendida Marie in Wozzeck alla Scala, e Simone Schneider. Florestan è il tenore australiano Stuart Skelton, mentre Don Pizarro è Luca Pisaroni, applaudito dal pubblico scaligero come Leporello nel 2017. Marzelline è Eva Liebau, recentemente diretta da Chung sempre alla Scala in Der Freischütz, mentre Jaquino è Martin Piskorski. Rocco è interpretato da Stephen Milling e Don Fernando è Martin Gantner.
Fresca vincitrice dell’International Opera Award 2018 con il Billy Budd coprodotto da Madrid e Roma, la regista britannica Deborah Warner riprende il suo allestimento, maestoso ed essenziale, firmato insieme a Chloé Obolensky (scene e costumi) e Jean Kalman (luci).
L’inno beethoveniano all’amore e alla libertà in ricordo delle leggi razziali
Nell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali del 1938 che colpirono tanti artisti ebrei in Italia, il Teatro alla Scala, di concerto con l’ANPI, ha dedicato la prima di Fidelio alla memoria di Vittore Veneziani ed Erich Kleiber.
Nel 1938 Veneziani, allora Direttore del Coro del Teatro, fu allontanato in quanto ebreo, mentre agli abbonati ebrei veniva richiesta la restituzione della tessera di abbonamento. Erich Kleiber, che avrebbe dovuto dirigere Fidelio nel marzo del 1939, rinunciò per protesta suscitando una vasta eco sulla stampa internazionale ma nessuna solidarietà in Italia. Sarà poi Toscanini a imporre il reintegro di Veneziani dopo la guerra.